Parte 3 – La testimonianza poetica
L’espressione emotiva diretta ,dichiaratamente autobiografica, di quelle esperienze, così lontane, così vicine, è stata affidata da Mario alla poesia. Tra le tante sue poesie che fanno riferimento agli orrori dei campi di sterminio , abbiamo scelto un piccolo compendio poetico dal titolo “Deportati”, composto da tre brevi componimenti: in due di essi c’è un esplicito riferimento al volto della ragazza che aveva offerto l’acqua ai prigionieri, un volto che per il giovane perseguitato rappresentava il persistere dell’umano in una realtà di cieca ferocia, un piccolo guizzo di luce e di speranza nelle tenebre della barbarie.
Marina Zampolini Agnoli
DEPORTATI
I binari
Sulle piastre informi
s’arrotolano tiepide luci d’albe he osano il giorno. Oltre l’ultimo cartoccio
anche il ferro s’illuse
e suggestione apparve schermata. Fui sorpreso del tuo volto
che dolce coglieva avari sensi
e subito deviai il folle ambiguo
oltre la siepe del dubbio.
Poi vi furono le urla
senza schermo, inarrestabili
come pieghe di tramontana. Ed ogni gabbia si compose.
Rimase il tuo volto al confine del cielo.
L’ultimo binario
Dal selciato che muove all’inverso sembra lontano l’ultimo binario.
Meglio di lato, ove s’apre al piano lo sguardo e il sentiero meno vago s’acquieta entro l’orlo di cipresso.
Da quel lato la luce è diafana
coglie il vento che viene danzando. Ed ogni volto si colorava d’ambra. Invano ti cercai; anche il velo m’illuse come un sogno, come una fuga. Il perché fu dubbio; ogni cosa
rimase nel suo centro senz’ombra.
Ritornai sul punto dello scambio
Ebbi il senso dell’ignoto. Queste terre non hanno orizzonte. L’ambiguo si nasconde nelle forre
nelle sagome tradite dal sole. Fui sorpreso del silenzio che alto
in ogni andare mutuava il nulla. Cercai in quel mare il tuo spirito.
Pensai al sentiero dei cipressi
che dolce si snodava al limitare dell’ultimo binario senza fine.
(*da “Esperia” – poesie – Giraldi Editore, Bologna 2010)
