A Varsavia tutto parla di lui, a partire dall’aeroporto. Si percepisce immediatamente che questo luogo, ricco di storia e ferito dal recente passato (la ricostruzione dopo i bombardamenti della seconda Guerra mondiale), è conquistato del suo Poeta del pianoforte, il figlio prediletto. Fryderyk Franciszek Chopin, nato a Zelazowa Wola (poco prima di Varsavia) il 1° marzo 1810, è probabilmente il più grande compositore per pianoforte di tutti i tempi. Ebbe però un rapporto molto complicato con la sua terra d’origine: così sono tutte le grandi storie d’amore, o almeno quelle degne di questo nome, tribolate.
Da bambino precocemente sviluppò attitudini fuori dal comune per la musica che lo portarono a dedicarsi allo studio dell’organo e del pianoforte prima presso il conservatorio di Varsavia e poi nella scuola superiore di musica del dipartimento di arti e scienze dell’Università. Nel frattempo componeva e teneva concerti molto apprezzati dalla nobiltà e anche dallo Zar Alessandro I il quale lo premiò dopo un’esibizione con un anello di diamanti molto prezioso.
Finiti gli studi il successo lo colse impreparato portandolo per sempre altrove: le richieste di concerti e nuove composizioni arrivavano da tutta Europa. Era tempo di andare. Il 2 Novembre 1830 a soli vent’anni partì verso l’Austria convinto di tornare presto a casa dopo un passaggio in Italia. Non fu così, non rientrò mai più. La patria, come scossa dalla perdita del suo gioiello più raro, reagì violentemente al pari di un rapace ferito contro quello che da sempre era visto come un oppressore: l’Impero Russo. Il 29 Novembre scoppiò proprio a Varsavia la Rivolta.
Solo e malinconico a Vienna, preoccupato per il suo popolo, nell’impossibilità di aiutarlo, Fryderyk maledice la sua partenza e sente dentro di se consumarsi il distacco dalla terra madre.
Alla ricerca di un appiglio probabilmente avvertì il richiamo delle sue radici e così decise di trasferirsi in Francia, a Parigi precisamente; il padre di Fryderyk infatti era un francese emigrato in Polonia come insegnante di lingua alla nobiltà della capitale. Durante il suo trasferimento apprese la notizia del soffocamento nel sangue della rivolta polacca ad opera dallo Zar Nicola I: l’Allegro con fuoco dello Studio op. 10 n. 12, attribuito col titolo “La caduta di Varsavia” esprime in musica tutto lo sconvolgimento interiore e la rabbia del compositore.
Siamo in pieno romanticismo e ogni opera è rappresentazione di un sentimento intimo che esce con forza dirompente allo scoperto. L’amore come l’odio, al pari la noia, trovano espressione deflagrante nell’arte.
La vita mondana di Parigi non faceva per lui che aveva un carattere mite e una salute precaria. Però l’ambiente lo stimolò molto musicalmente e i contatti con altri artisti e musicisti ampliarono le sue vedute compositive in cui tuttavia sempre rimase distinguibile l’influenza della musica popolare polacca.
Due storie d’amore irrisolte, vari trasferimenti temporanei in Spagna e Inghilterra, i problemi respiratori sempre più persistenti e quella nostalgia che divorava il suo esile corpo da dentro, riversata catarticamente nelle composizioni.
A soli 39 anni, è il 1849, muore a Parigi un genio innamorato dal cuore grande in un corpo fragile. Un individuo diviso a metà, spaccato in due tra dura esistenza terrena e passione viscerale per la musica che vibrava nel profondo del suo animo di fiero patriota. Il corpo è sepolto a Parigi, il cuore è tornato a casa a Varsavia, nella Chiesa di Santa Croce.
A Varsavia se andate nel Parco Łazienki lo trovate statuato, seduto accanto ad un albero spoglio piegato dal vento che lo protegge: la Polonia, china ma mai spezzata dagli invasori, difende come può in eterno il figlio prediletto.
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