Lorenzo Zogheri è il nuovo Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, una realtà che da anni offre un contributo fondamentale per la vita sociale, culturale e economica del territorio pistoiese, con iniziative che hanno contribuito a portare la città al centro di eventi di spessore nazionale.
Incontriamo il Presidente Zogheri, per conoscere meglio l’uomo che guiderà la Fondazione nei prossimi anni, e i suoi progetti.
Lorenzo Zogheri Presidente fondazione Caript. La prima domanda è come è arrivato alla Fondazione Caript?
Il mio primo incontro è stato quando fui delegato Dal Consiglio Notarile di rappresentarlo all’interno della Fondazione. Questo è stato il primo contatto. Poi aver avuto la fortuna di essere scelto come notaio dall’allora Presidente Paci per l’effettuazione di atti che la Fondazione nel corso degli anni ha stipulato certo mi ha ben introdotto. Infine quando è stato eletto Presidente Luca Iozzelli, dovendo presentare la sua lista di candidati, chiese a me la disponibilità a fare il consigliere. Fu un invito inaspettato ma gradito. Ho fatto per quattro anni il consigliere durante i quali mi sono appassionato alla vita della Fondazione e quando c’è stato da scegliere il successore di Iozzelli all’unanimità all’interno del Consiglio è venuta la mia indicazione. Sono stato orgoglioso del fatto che si fosse pensato a me, ci ho riflettuto un po’ prima di accettare, ma poi ho preso di buon grado la nomina.
Dunque ha fatto un mandato all’interno del Consiglio di amministrazione, quali erano i Suoi incarichi?
Diciamo che non è che ci siano nel Consiglio degli incarichi ben precisi, è chiaro però che ciascuno si porta dietro la propria formazione. Nel mio caso ho seguito tutti i rapporti della Fondazione con gli enti del terzo settore, ciò che concerne lo sviluppo economico e poi mi sono occupato di tutta la parte legale soprattutto quando c’è stato da fare la negoziazione con Banca Intesa per la cessione dell’ultima trance delle azioni della Cassa di Risparmio. Ho dato in sostanza il mio supporto al Presidente per quelle che sono le mie competenze soprattutto quando c’erano da fare dei contratti o delle trattative. La mia passione ”civile” fin dagli anni dell’adolescenza per il volontariato mi è stata molto utile e l’ho messa al servizio del Consiglio. Con la Fondazione ora ho uno strumento molto efficace per proseguire quello che facevo da ragazzo con il servizio civile fatto in CARITAS.
Per quanto riguarda il Suo incarico come Presidente quali sono le iniziative che particolarmente Le interessano?
Prima di tutto credo che sia importante portare avanti con continuità l’azione dei due Presidenti che mi hanno preceduto perché ritengo che un ente come il nostro debba assicurare una continuità d’intervento. E’ chiaro che nell’ambito di questa linea di continuità ciascuno porti quelle che sono le sue peculiarità dovute anche al periodo che via via ci troviamo a attraversare. Ci troviamo di fronte ad una crisi economica dovuta alla pandemia la cui portata effettiva ancora non conosciamo, la conosceremo meglio probabilmente nel prossimo autunno, gli interventi che andremo a fare devono tenere conto di tutto questo. La Fondazione ha già iniziato a dare sostegno all’ospedale e alle associazioni di volontariato che intervengono direttamente nel capo sanitario e sociale e soprattutto abbiamo dato appoggio alle scuole per la didattica a distanza. Poi abbiamo iniziato ad aiutare anche le imprese con l’accordo con la Camera di Commercio per la creazione di un fondo garanzia a cui attingere in caso di necessità. In futuro dovremo continuare ad intraprendere azioni per far sì che il tessuto economico della nostra provincia tenga di fronte a questa crisi e non si sfilacci. Nell’ambito sociale dovremo tenere un legame stretto con gli elementi del terzo settore perché sono quelli che maggiormente hanno il contatto con il territorio e ne conoscono i bisogni presenti e futuri. Insieme a loro dovremo cercare di progettare interventi in grado di venire incontro a questi bisogni aiutandoli a trovare anche finanziamenti all’esterno: penso ad esempio i fondi della Comunità Europea o al credito bancario.
Sarà nostra cura di conseguenza andare a monitorare gli effetti prodotti dagli interventi, perché analizzando i risultati potremo limitare sbagli a favore delle cose positive.
Oggi si fa molto ricorso alla compilazione di bandi e domande on-line purtroppo non sempre di facile accesso a chi non ha strumenti o preparazione adeguati. La Fondazione è cosciente di questa realtà e se si, è previsto un supporto a chi ne faccia richiesta?
Il Bando è un elemento da noi molto usato anche perché assicura trasparenza. La nostra struttura è sempre a disposizione per eventuali chiarimenti e anche per dare una mano a chi lo richiedesse.
Sappiamo che sul piano della cultura la Fondazione ha fatto molto fino ad oggi per il territorio. E’ questa una priorità anche nella sua agenda?
Le poche critiche che abbiamo ricevuto in passato erano rivolte proprio a questo, per una eccessiva attenzione da parte nostra nei confronti di progetti culturali o artistici. Questo aspetto va detto che è nel DNA della Fondazione e credo sia fondamentale che così rimanga, soprattutto in questo periodo dove c’è la necessità di dare segnali di coesione sociale ridando inoltre serenità alle persone. Quale miglior strumento c’è se non la cultura per fare questo? Dovremo fare in modo che fra i cittadini e i beni culturali si instauri un vero legame, favorendo così il turismo. A mio parere il visitatore è molto attratto da realtà dove percepisce questo legame arte e cittadinanza perché sente di poter vivere un’esperienza più completa.
C’è poi il problema della gestione ordinaria del patrimonio artistico e museale e la capacità di renderlo fruibile al pubblico. E’ questo un impegno che può diventare anche pesante a volte?
Da poco abbiamo intrapreso questo progetto che si chiama Fondazione Pistoia Musei che risponde a questo obiettivo. Ci sono a Pistoia dei palazzi e delle strutture molto belle come Palazzo Buontalenti a cui si è aggiunto Palazzo dei Vescovi. Abbiamo ritenuto di doverli valorizzare in modo appropriato e nel farlo ci siamo rivolti a professionisti che avevano maturato un’esperienza in questi settori per rendere queste strutture idonee e oserei dire anche all’avanguardia a livello nazionale.
Quindi un’operazione culturale a tutto campo perché anche l’Associazione Teatrale ha avuto una svolta importante grazie anche a una riorganizzazione della gestione.
E’ diventata una partner fondamentale per i nostri interventi. Credo però che non si debba perdere di vista le piccole realtà che a livello culturale contribuiscano a mantener vivo il nostro territorio. La cosa che mi ha colpito nella mia esperienza da consigliere è stata la scoperta di tantissime associazioni molto attive in questo ambito. E’ una cosa importante e tale deve continuare a essere.
Sicuramente i progetti e l’attività ordinaria della Fondazione sono tanti, c’è bisogno di una bella squadra di lavoro per portarli avanti.
Una delle mie perplessità nell’accettare l’incarico all’inizio era proprio la compatibilità con i miei impegni professionali. Ogni mio dubbio si è dissipato quando ho conosciuto l’organizzazione e le competenze che ci sono nella Fondazione oltre alla passione che anima il gruppo di lavoro. Queste sono qualità essenziali affinché una struttura così articolata come la nostra possa produrre risultati di successo.
A livello provinciale siete visti come un punto di riferimento e il principale organismo di sostegno sociale e culturale. Siete consapevoli di questa realtà e, se si, ritenete possa essere una virtù o un problema?
Siamo consapevoli di avere un ruolo importante acquisito col merito di chi mi ha preceduto, bisogna però abituarsi a non sopravvalutare il ruolo della Fondazione che non può assumersi il carico d’imporre una propria linea economica o culturale. Il nostro intento è quello di far sì che sul nostro territorio si realizzi un ecosistema tale da favorire la fioritura di iniziative economiche e culturali. La crescita culturale, economica e sociale del territorio è una nostra priorità ma ciò deve avvenire senza imposizioni condizionanti da parte del nostro istituto.
Il sogno nel cassetto come Presidente?
Dobbiamo produrre il documento di programmazione triennale, l’obiettivo è quello di farlo bello. Abbiamo delle idee in fase di sviluppo da proporre al Consiglio Generale. Ho la fortuna di aver ereditato una struttura molto ben organizzata che è cresciuta in virtù di doti di leadership e carismatiche di chi mi ha preceduto, senza le quali la fondazione non sarebbe quello che è oggi. Siccome però persone che abbiano le doti di carisma e di qualità personale come quelle che ha avuto il Professor Paci è difficile trovarne è a mio giudizio importante che la Fondazione elabori delle regole e delle prassi in modo che si possa andare avanti anche senza queste doti individuali. Bisogna raggiungere una certa spersonalizzazione, il Presidente deve avere una funzione di coordinamento e d’impulso, come da statuto, ma è all’interno degli organi che l’ente deve elaborare i programmi e le strategie. Dovrà esserci un maggior coinvolgimento da parte di tutti per indicare prospettive e dar vita ad un vero lavoro di equipe già a partire dall’alto.
Marco Gasperini e Maurizio Gori
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